Negli ultimi tempi, Milano è stata teatro di un fenomeno preoccupante: l'emergere delle cosiddette "ronde anti-maranza". Questi gruppi di cittadini, autoproclamatisi difensori dell'ordine, hanno iniziato a pattugliare le strade della città con l'intento dichiarato di contrastare la criminalità giovanile attribuita ai "maranza". Il termine "maranza" è utilizzato nel gergo milanese per descrivere giovani, spesso di origine nordafricana, caratterizzati da comportamenti considerati molesti o criminali.
Il gruppo più noto tra queste ronde è "Articolo 52", il cui nome si ispira all'articolo della Costituzione italiana che sancisce il dovere di difendere la patria. Attraverso i social media, in particolare Instagram e Telegram, hanno diffuso video di aggressioni nei confronti di presunti delinquenti, suscitando sia sostegno che preoccupazione tra la popolazione. Uno dei video più discussi mostra un giovane nordafricano picchiato brutalmente in Darsena, accusato di aver rubato una collanina.
Le autorità hanno reagito con fermezza a queste iniziative di giustizia fai-da-te. La Procura di Milano ha avviato un'indagine sul fenomeno delle ronde anti-maranza, ipotizzando reati come associazione a delinquere e istigazione alla violenza per motivi razziali. Sono stati identificati alcuni degli organizzatori del gruppo "Articolo 52", che contava migliaia di follower prima che i suoi canali social venissero oscurati.
Questo fenomeno ha sollevato un acceso dibattito pubblico. Da un lato, c'è chi sostiene queste ronde, ritenendole una risposta necessaria all'inefficacia delle istituzioni nel garantire la sicurezza. Dall'altro, molti temono che tali iniziative possano sfociare in episodi di violenza incontrollata e alimentare sentimenti xenofobi. Le forze dell'ordine sottolineano l'importanza di affidarsi ai canali ufficiali per la sicurezza pubblica, evitando derive pericolose di giustizia privata.
In conclusione, mentre la sicurezza urbana rimane una priorità, è fondamentale che le risposte alle problematiche sociali siano gestite nel rispetto della legge e dei diritti umani, evitando che l'ansia collettiva conduca a forme di violenza privata che possono aggravare ulteriormente la situazione.